mercoledì 18 dicembre 2013

18 dicembre 2013 | Giornata Internazionale del Migrante


Questa giornata rappresenta un’importante occasione per ricordare l’adozione della “Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie”.

Attualmente, soltanto 47 paesi nel mondo hanno ratificato la Convenzione; mentre, l’Italia e la maggior parte dei paesi Europei non hanno aderito a questo strumento internazionale di codifica dei diritti umani dei lavoratori migranti (vd United Nations – Treaty Collection).

La giornata del 18 dicembre ha un duplice obiettivo:
  • riconoscere il contributo dei migranti allo sviluppo dei paesi di origine e destinazione
  • sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti dei migranti e delle loro famiglie.
Secondo le ultime stime dell’ONU, nel 2013, il numero di migranti nel mondo ammonta a 232 milioni di persone, con un incremento del 50,6 % rispetto agli anni ‘90.

Lampedusa: non ci stupiamo!

Il commento del Naga

“Il video comparso ieri sul Centro di Lampedusa non ci stupisce. Sappiamo che chi è rinchiuso nel centro subisce violenze e trattamenti disumani anche peggiori del trattamento antiscabbia nudi. Il video conferma ciò che già sapevamo”. Commenta Italo Siena fondatore del Naga e del Centro Naga-Har per richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tortura.

“Che cosa pensiamo che succeda in un Centro dove vengono rinchiuse invece che accolte persone che affrontano viaggi interminabili e pericolosi per fuggire da violenze, guerre, miseria o semplicemente per trovare una vita migliore? In un luogo dove non possono entrare liberamente né giornalisti né avvocati? Dove, ogni giorno, viene calpestato il diritto alla libertà di movimento e all’accesso alle cure? Ciò che succede nel Centro di Lampedusa tutti i giorni e ciò che abbiamo anche visto è il metodo di gestione dell’immigrazione nel nostro Paese basato sull’idea che diritti e dignità non spettano a tutti in egual misura, ma possono non essere rispettati in nome della diversa nazionalità. Ma la negazione dei diritti dei cittadini stranieri significa una compromissione dei diritti di tutti e ciò che abbiamo visto ne è un'inevitabile conseguenza.” Prosegue il Dott. Siena.

“In quest’ennesima vicenda dolorosa e raccapricciante legata all’immigrazione vediamo però un aspetto positivo: il video è stato girato da un cittadino straniero stesso. Come dimostrano anche le proteste all’interno dei Centri di Identificazione ed Espulsione l'unica soluzione efficace all'intollerabile gestione dell’immigrazione in Italia verrà con il contributo indispensabile dei diretti interessati e delle loro testimonianze.” conclude Italo Siena.

venerdì 6 dicembre 2013

Addio a Nelson Madela

"La pace non è un sogno: può diventare realtà; ma per custodirla bisogna essere capaci di sognare"

Mission: scongiurato il trash, ma c'è tanto da fare | Vita.it

Bassi gli ascolti per il programma che manda i VIP nei campi profughi, solo l'8,16% di share sulla rete ammiraglia. Giulio Sensi: «Non è un reality, ma un programma serio, pure un po' triste. Eppure è questo il massimo a cui il racconto televisivo può aspirare?»

05/12/2013 - Ieri sera dunque è andata in onda la prima puntata di Mission. I primi dati dell’auditel parlano di 2milioni e 100mila spettatori, per uno share dell’8,1%, un incubo sulla rete ammiraglia abituata ad ascolti sempre superiori al 20%. Albano e figlie insieme a Candida Morvillo e Francesco Pannofino hanno visitato i campi profughi in Giordania e in Mali. Dopo le polemiche e i timori che ne avevano accompagnato la genesi, vista la prima puntata qual è il giudizio sulla sperimentazione di RaiUno di portare in prima serata i rifugiati?


«Pare comunque, ed è onesto affermarlo, che Mission sia un programma almeno serio, anzi forse a tratti anche troppo triste. Resta da vedere, per chi ne avrà voglia, la seconda puntata, ma non è lo spettacolino che pareva dalle prime anticipazioni», dice Giulio Sensi nel suo blog. «Può disturbare umanamente che le telecamere violino certi drammi e soprattutto che vengano coinvolti alcuni personaggi visti soprattutto nella prima parte del programma, ma il trash è stato scongiurato. Il personal show di Albano e la famiglia Carrisi in fondo è la riprova che la televisione italiana non vuole davvero cambiare e conferma che aveva ragione chi criticava la colonna portante del programma: gli ospiti VIP che c’entrano veramente poco, almeno quasi tutti. Non vale invece perFrancesco Pannofino che ci rivela quanto essere intelligenti e avere stile valga in ogni occasione, pure questa».

Si può dire che la presenza dell’Unhcr e Intersos abbia giovato alla dignitosità del programma? «È indubbio, e il lavoro deve essere stato molto e non facile», continua. «Ma la Rai ora avrà da gestire il diritto di tante altre realtà del terzo settore italiano ad esistere anche nel servizio pubblico. La bicicletta ora va pedalata se ci hanno creduto veramente come dimostrava oggi su twitter il direttore di Rai Uno Giancarlo Leone. Detto questo c’è tanto da lavorare per migliorare il servizio pubblico su questi temi e restiamo convinti che il buonismo non faccia bene alla cooperazione, anche se è utile alle sue casse. La giornalista di Radio24 Valentina Furlanetto sintetizza così su twitter: “non è un reality e non è trash (sollievo) ma uno pseudo reportage compassionevole dove si chiedono offerte”. Forse Mission è il meglio che la televisione italiana può offrire. Chi vuole si accontenti, noi no».

Fonte: Vita.it
Mission - la prima puntata andata in onda su Rai1 - www