venerdì 20 giugno 2014

20 giugno | Giornata mondiale del rifugiato

Riconosciuta a livello universale dal 2001 per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle sofferenze degli esuli e sostenere gli sforzi delle organizzazioni impegnate

L'assemblea generale dell'Onu, con una risoluzione adottata all'unanimità, ha deciso di dedicare una giornata mondiale ai rifugiati, per riaffermare i valori sui quali sono basati gli accordi internazionali in materia di protezione dei rifugiati. La giornata, riconosciuta a livello universale, costituisce un sostegno agli sforzi che l'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), le Ong e le altre organizzazioni impegnate nel settore compiono congiuntamente per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle sofferenze dei rifugiati.

20 GIUGNO 2001: LA PRIMA GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO
É stato scelto il 20 giugno, come Giornata mondiale del rifugiato, perché coincidente con la data in cui si celebra la Giornata africana del rifugiato. Il tema di questa giornata memorabile è il rispetto, rispetto per gli stessi rifugiati e per i diritti contemplati nella convenzione del 1951 relativa allo "status di rifugiato". L'anno 2001 segna, infatti, la ricorrenza del 50° anniversario della Convenzione che contiene i principi fondamentali sulla protezione dei rifugiati e i diritti dei popoli costretti a esodi forzati di massa.

RAPPORTO UNHCR: PER LA PRIMA VOLTA DALLA SECONDA GUERRA MONDIALE IL NUMERO DI PERSONE IN FUGA NEL MONDO SUPERA QUOTA 50 MILIONI
20 Giugno 2014 - Secondo un rapporto pubblicato oggi dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale il numero di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati interni in tutto il mondo ha superato il livello di 50 milioni di persone.

Il rapporto annuale dell'UNHCR Global Trends, che si basa su dati raccolti da governi, organizzazioni non governative partner dell’Agenzia e dallo stesso UNHCR, rivela che alla fine del 2013 si contavano 51,2 milioni di migranti forzati, ben sei milioni in più rispetto ai 45,2 milioni del 2012.

Questo massiccio incremento è principalmente dovuto alla guerra in Siria, che alla fine dello scorso anno aveva già costretto 2,5 milioni di persone a diventare rifugiati e altri 6,5 milioni sfollati interni. Anche in Africa si è assistito a nuovi casi gravi di esodo forzato, in particolare nella Repubblica Centrafricana e, verso la fine del 2013, anche in Sud Sudan.

"Siamo testimoni dei costi immensi che derivano da guerre interminabili, dal fatto di non riuscire a risolvere o prevenire i conflitti", ha dichiarato l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati António Guterres. "La pace è oggi pericolosamente difficile da raggiungere. Il personale umanitario può costituire un palliativo, ma le soluzioni politiche sono di vitale importanza. Senza di queste, i livelli preoccupanti raggiunti dai conflitti e le sofferenze di massa, che si riflettono in queste cifre, sono destinati a continuare".

Il totale di 51,2 milioni di migranti forzati a livello mondiale costituisce un enorme numero di persone bisognose di aiuto, con implicazioni che si ripercuotono sia sull’entità degli aiuti internazionali dei paesi donatori, che sulle possibilità di assorbimento e la capacità di accoglienza dei paesi più prossimi alle aree di crisi dei rifugiati.

"La comunità internazionale deve superare le proprie divergenze e trovare soluzioni ai conflitti che colpiscono oggi il Sud Sudan, la Siria, la Repubblica Centrafricana e altri paesi. È necessario che donatori non tradizionali si affianchino con maggiore impegno ai donatori di lungo corso. Questo perché oggi il numero di persone costrette alla fuga equivale alla popolazione di interi paesi di medie e grandi dimensioni, come la Colombia o la Spagna, il Sud Africa o la Corea del Sud", ha detto Guterres.

Rifugiati
I dati relativi alle migrazioni forzate contenuti nel rapporto Global Trends riguardano tre gruppi diversi: i rifugiati, i richiedenti asilo e gli sfollati interni. Il numero relativo ai rifugiati ammonta a 16,7 milioni di persone a livello globale, 11,7 milioni dei quali sono sotto il mandato dell'UNHCR, mentre i rimanenti sono stati registrati dall’organizzazione sorella dell’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati palestinesi (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees, UNRWA). Questi numeri sono i più elevati rilevati dall’UNHCR dal 2001. Inoltre, alla fine del 2013 più della metà dei rifugiati sotto il mandato dell'UNHCR (6,3 milioni) era in esilio da più di cinque anni.

Complessivamente, gli afghani, i siriani e i somali - che insieme rappresentano oltre la metà del totale dei rifugiati a livello mondiale – costituiscono le nazionalità maggiormente rappresentate tra le persone di cui l'UNHCR si prende cura. Intanto paesi come il Pakistan, l’Iran e il Libano hanno ospitato un maggior numero di rifugiati rispetto ad altri Stati.

Se si guarda alle diverse regioni, l'Asia e il Pacifico hanno ospitato il maggior numero di rifugiati, complessivamente 3,5 milioni di persone. L’Africa sub-sahariana ha accolto 2,9 milioni di persone, mentre il Medio Oriente e il Nord Africa hanno visto arrivare sui loro territori 2,6 milioni di migranti forzati.

Richiedenti asilo
Oltre ai rifugiati il 2013 ha visto 1,1 milioni di persone presentare domanda di asilo, la maggior parte dei quali nei paesi sviluppati (nel 2013 la Germania è diventato il paese con il più elevato numero di nuove domande di asilo). Un numero record di 25.300 domande di asilo sono state presentate da minori (bambini che sono stati separati dai genitori o minori stranieri non accompagnati). I cittadini siriani hanno presentato 64.300 domande, più di qualsiasi altra nazionalità, seguiti dai richiedenti asilo provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo (60.400) e da Myanmar (57.400).

Sfollati interni
Gli sfollati interni – ovvero quelle persone che sono costrette ad abbandonare le loro case, ma che rimangono comunque all’interno nel proprio paese – hanno raggiunto la cifra record di 33,3 milioni di persone, rappresentando l’incremento più elevato rispetto a ogni altro gruppo di cui si parla nel rapporto Global Trends. Per l’UNHCR ed altri attori umanitari, aiutare queste persone rappresenta una sfida particolare dal momento che molti di essi si trovano in zone di conflitto, in cui è davvero difficile portare loro gli aiuti e dove mancano norme di protezione internazionale in favore dei rifugiati.

Soluzioni individuali
Parte del lavoro dell'UNHCR è rappresentato dalla ricerca di soluzioni di lungo termine per i migranti forzati. Ove possibile, questo può avvenire attraverso il rimpatrio volontario, ma tra le altre possibilità vi sono anche l'integrazione locale o il reinsediamento in paesi terzi. Solo in altri tre casi negli ultimi 25 anni il numero di rifugiati che hanno potuto far ritorno alle loro case è stato più basso di quello del 2013, quando sono stati 414.600. Altri 98.400 rifugiati sono stati reinsediati in 21 paesi diversi. I dati completi a livello mondiale in materia di integrazione locale e ritorno dei migranti forzati non erano disponibili al momento della pubblicazione e pertanto non è stato possibile includerli nel rapporto, anche se si può affermare che 1,4 milioni di sfollati interni sono tornati a casa in paesi in cui l'UNHCR opera con questa tipologia di migranti forzati.

Apolidi
La popolazione mondiale di persone apolidi non è compresa nella cifra di 51,2 milioni di migranti forzati (in quanto la condizione di apolide non è necessariamente correlata a quella di migrante forzato). L’apolidia resta difficile da quantificare con precisione, sia per le difficoltà intrinseche che i governi e l'UNHCR hanno nel registrare le persone che non hanno la cittadinanza e la relativa documentazione, sia perché alcuni paesi non raccolgono dati sulle persone che non considerano come loro cittadini. Per il 2013, gli uffici dell'UNHCR in tutto il mondo hanno registrato circa 3,5 milioni di persone apolidi, tuttavia si stima che questa cifra sia circa un terzo del numero di apolidi a livello globale.