martedì 5 luglio 2011

ACCOGLIENZA: un nostro dovere, un loro diritto - Domande e risposte per fare un po’ di chiarezza sul tema dell’accoglienza dei profughi sul nostro territorio

I FATTI
Da marzo 2011 stiamo assistendo all’arrivo sulle coste italiane di numerosi barconi che attraversano il Mediterraneo per trasportare migliaia di uomini, donne e bambini provenienti dal Nordafrica. È una traversata molto rischiosa, che spesso finisce in tragedia e che queste persone decidono di compiere nella speranza di trovare accoglienza e una nuova vita in Europa. Non sono tutti cittadini del Maghreb, tra loro ci sono anche migranti provenienti dagli Stati dell’Africa sub-sahariana che sono rimasti mesi in Libia, loro malgrado, a causa della politica dei respingimenti definita dal Governo Italiano con il presidente libico Muammar Gheddafi.

Una volta arrivati in Italia, le regole internazionali e nazionali impongono che i migranti vengano soccorsi e identificati. Spesso sono persone sprovviste di documenti che, per vicissitudini o per loro volontà, non forniscono documenti d’identificazione dato che arrivano in Italia chiedendo accoglienza come rifugiati. Coloro che arrivano dalla Libia scappano da una guerra; là la situazione è estremamente critica, soprattutto per gli stranieri che si trovavano sul posto.

Dopo il primo soccorso, effettuato nel luogo in cui i migranti sbarcano, coloro che richiedono asilo devono essere accolti e assistiti fino a quando il Tribunale non verificherà che effettivamente sussistano tutti i requisiti per avere un permesso di soggiorno per asilo politico. Con questo documento il migrante potrà risiedere sul territorio, lavorare ed accedere ai servizi italiani.

Ma torniamo all’accoglienza. I migranti sono effettivamente più numerosi rispetto al flusso medio annuale che l’Italia riceve. Infatti, il numero degli arrivi dal mare era diminuito drasticamente dopo gli accordi italo-libici: precisiamo che negli anni scorsi i migranti lasciavano comunque le loro case per cercare di arrivare in Europa, ma venivano bloccati in Libia, respinti nei loro paesi nel migliore dei casi, oppure detenuti in centri di identificazione e costretti a lavorare in Libia. L’arrivo di queste persone necessita quindi una mobilitazione importante sia da parte delle Istituzioni nazionali e locali che da parte della società civile.

Arrivati in Italia, i migranti devono attendere il pronunciamento del Tribunale in condizioni di vita tranquille e dignitose. Ed è per questo che da parte del Ministero dell’Interno è stato avviato un piano, definito d’emergenza, per gestire la situazione in modo che tutta l’Italia possa contribuire all’accoglienza di queste persone. È un dovere per l’Italia dare ospitalità a coloro che chiedono asilo e che provengono da paesi che non forniscono loro i mezzi per una vita stabile e tranquilla. E per questi uomini, donne e bambini è un diritto poter trovare accoglienza e rifugio in uno Stato che all’art. 10 della sua Costituzione dichiara che “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.”

I NUMERI
Al 14 giugno scorso - fonte UNCHR - i migranti sbarcati in Italia sono 42.534, di cui 18.312 dalla Libia e 24.222 dalla Tunisia. Si tratta di numeri consistenti, ma non da “emergenza”. Basti pensare che dallo scoppio della guerra in Libia, la Tunisia ha accolto 288.082 libici e 190.705 migranti provenienti da altre nazioni, mentre l'Egitto 117.991 libici e circa 200.000 migranti. Egitto e Tunisia sono tuttora in grande fermento sociale e politico e stanno gestendo la loro reale “emergenza” con l’assistenza anche di organismi internazionali come l’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati.

DOMANDE e RISPOSTE

D: ANCHE LA LOMBARDIA RICEVE I PROFUGHI?
R: Certamente, anche la Regione Lombardia sta ricevendo e riceverà i migranti arrivati a Lampedusa e sulle altre coste italiane. Infatti, il Ministero dell’Interno ha definito che il numero dei rifugiati da accogliere nelle regioni d’Italia è proporzionale al numero di abitanti di queste. Quindi la Lombardia, che è la regione più popolata d’Italia, sarà protagonista dell’accoglienza e della permanenza in Italia di diverse centinaia di cittadini. Ad oggi sono 1000 i profughi arrivati in Lombardia nell’ambito dell'accordo Stato Regioni.

D: ANCHE LA PROVINCIA DI MONZA E BRIANZA È COINVOLTA?
R: Anche la nostra Provincia sta facendo la sua parte. Nei Comuni brianzoli, infatti, saranno ospitate 140 persone circa. Per facilitare l’organizzazione, la Provincia di Monza e Brianza è stata ulteriormente suddivisa in 5 zone che coincidono con i cinque Distretti sanitari di Monza, Desio, Seregno, Carate Brianza e Vimercate.

I Sindaci del Vimercatese hanno costituito un Tavolo di coordinamento per definire insieme e condividere criteri e linee guida dell’accoglienza. Inoltre, 19 Comuni del Distretto hanno sottoscritto un impegno comune che li unisce nella gestione di questa situazione. Insieme ai Comuni, nel progetto è coinvolto il Forum del Terzo Settore della Brianzaest che rappresenta un rete importante per il tessuto sociale, non solo del Vimercatese.

Al 27 giugno 2011, i profughi arrivati nel Vimercatese grazie al lavoro del Tavolo dei Sindaci sono 24 divisi tra Ronco Briantino, Vimercate, Cornate, Carnate e Vaprio. Altri 46 rifugiati sono stati alloggiati per volontà della Prefettura a Concorezzo, Agrate ed Arcore.

D: COME SI REALIZZA IN PRATICA L’ACCOGLIENZA?
R: La competenza rispetto alla distribuzione sul territorio dei migranti è attribuita alle Prefetture che, direttamente collegate al Ministero dell’Interno, sono intermediari tra l’istituzione e il territorio. Le Prefetture lavorano contattando gli enti locali, ma hanno anche la facoltà di definire in prima istanza dove ospitare i migranti in arrivo. La collaborazione con i Comuni e il Terzo settore è naturalmente preferenziale perché attraverso questo contatto è possibile, non solo ospitare i profughi in strutture più accoglienti, ma anche realizzare progetti di accoglienza che rendano il periodo di permanenza sul territorio il più solidale e sereno possibile. È da ricordare che prima del pronunciamento del Tribunale, i migranti non possono lavorare quindi le giornate vengono scandite in attesa di un permesso di soggiorno che regolarizzi la loro presenza in Italia.

D: SE I RIFUGIATI NON POSSONO ANCORA LAVORARE, DI COSA VIVONO?
R: Il Ministero dell’Interno ha creato un fondo per la gestione di questo flusso migratorio. Infatti, per il periodo di attesa, al migrante è garantito vitto e alloggio. La quota, per persona, varia dai 42 ai 46 euro al giorno per sostenere anche le strutture che li ospitano. Il diritto tutela queste persone che sono in Italia perché fuggite dal loro Paese a causa di crisi politiche o umanitarie e lo Stato Italiano applica norme di diritto internazionale e nazionale.

D: COSA POSSONO FARE I CITTADINI PER CONTRIBUIRE ALL’ACCOGLIENZA DI QUESTE PERSONE?
R: Ci sono Amministratori locali che, in prima linea, avendo già accolto alcuni profughi hanno informato e sensibilizzato i propri cittadini sul tema grazie all’importante rete delle Associazioni presenti sul territorio.

L’azione di un cittadino può realizzarsi in diversi modi. Il Tavolo di coordinamento vimercatese continua nella ricerca di alloggi per ospitare altri profughi. Quindi coloro che hanno case libere e desiderano contribuire, potranno metterle a disposizione. Le spese dell’affitto sono a carico dello Stato. Le persone che verranno accolte non saranno mai sole perché l’ASCA, l’Agenzia Sociale per la Casa, e il Forum Terzo Settore sono i punti di riferimento per ogni tipo di bisogno. Quindi, le necessità primarie di questi cittadini stranieri sono garantite da questa rete che già sta lavorando per i primi arrivati.

Un altro modo per contribuire all’accoglienza è rappresentato dall’agevolare la presenza sul territorio di queste persone. Il mondo delle Associazioni e del Volontariato è molto attivo sul territorio e anche in questa situazione il contributo di tutti renderà l’esperienza dei migranti meno traumatica. Il contributo di tutti sarà molto importante. Qui non si parla più di bisogni primari, ma di realizzare momenti di scambio attraverso l’insegnamento dell’italiano, oppure attraverso attività associative e di volontariato.

Altro importante incarico di cui ogni cittadino dovrebbe farsi carico è informare: bisogna sensibilizzare i nostri concittadini sul tema, far circolare informazioni corrette su una situazione che spesso viene strumentalizzata dimenticandosi che si parla di uomini e donne con storie e vite reali.

È necessario uno scatto di orgoglio da parte di tutti noi, cittadini e istituzioni brianzole, bisogna ritornare a mobilitarsi per una causa importante come l’accoglienza di queste persone. Riscopriamo il gusto di condividere, troviamo del tempo per parlare di un tema che va affrontato in modo serio e costruttivo, aiutiamo i nostri amministratori locali a trovare soluzioni concrete, partecipiamo alla vita del nostro territorio anche attraverso la solidarietà!


Jamila Abouri
per l'Ass. Mondo a colori